lunedì 24 novembre 2008

Ricostruire la Sinistra a partire dai confliti sociali

Martedì 25 Novembre ore 21.30

Università della Terza Età

Pontedera (PI)

Assemblea Pubblica per la presentazione di

"Bellaciao - Associazione per la Sinistra"

Mauro Faticanti

Segretario regionale FIOM CGIL

Giovanni Campolo

Studente universitario - Network Giovani Pisa

Un Firmatario dell'Appello nazionale dei 100 "Per la sinistra"


Siamo donne e uomini di generazioni, esperienze e provenienze diverse. Ci accomuna la preoccupazione per la possibile scomparsa della cultura e della politica della Sinistra nel nostro Paese e la convinzione che, senza un suo rinnovamento, la sinistra rischia comunque di rimanere frantumata, dispersa, poco influente.

Sentiamo il bisogno di una Sinistra popolare, forte, unita, con un progetto consapevole di una società diversa, con lo sguardo rivolto al futuro. Tanto più oggi, mentre riparte un movimento di giovani, genitori e docenti in difesa dell'Università e della scuola pubblica; sale la richiesta di uno sciopero generale perché non siano i lavoratori a pagare il costo della crisi economica; cresce la preoccupazione per il diffondersi di idee razziste e di nuove discriminazioni alimentate anche dal governo della destra; si rafforza la consapevolezza della necessità di impegnarsi per l'ambiente e i beni comuni.

Siamo convinti che una Sinistra rinnovata possa ripartire non per decisione dei gruppi dirigenti nazionali – come si è cercato di fare con la Sinistra Arcobaleno – ma dall'iniziativa diretta dei singoli e dei territori. Per questo abbiamo deciso anche a Pontedera, come ormai in molte altre realtà, di costituire un'associazione culturale e politica per la sinistra

L'associazione Bella ciao - Associazione per la Sinistra si ispira ai valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, considerandosi parte della storia della sinistra plurale e dell'esperienza del movimento contro la disastrosa globalizzazione neo-capitalista; nella convinzione che, per opporsi alle inedite forme di sfruttamento del lavoro e di distruzione delle risorse del pianeta da parte del capitalismo liberista, abbiamo bisogno di parole e di pratiche nuove.

L'associazione avrà anche lo scopo di offrire un luogo fisico – una "casa comune"– in cui trovi spazio chiunque agisca per scopi di solidarietà sociale – singoli, gruppi informali, aggregazioni giovanili.

L'associazione si rapporterà con i movimenti e i partiti della Sinistra riconoscendone il ruolo e mantenendo la propria piena autonomia, secondo i principi del pluralismo e dell'adesione individuale di tutte e tutti coloro che ne condividono le finalità.

Chiediamo a tutte e tutti coloro che condividono le nostre idee di aderire all'associazione, di partecipare all'assemblea, di contribuire attivamente fin dall'inizio del nostro percorso.

mercoledì 19 novembre 2008

Le spine senza le rose

Nella bottega della gioia ci sta un prestigiatore. Basso che fa anche un po' il buffone, e ride e ride e ride. Il prestigiatore della gioia sorride e ti fa un trucco. E dove non c'era niente appare una rosa, e tu il trucco non lo vedi ma ci credi. Ché la rosa è senza spine, e il trucco - dici - è tutto lì.
Ora io mi chiedo, e chiedo a te, ma le spine dove stanno?
Già.
La rosa senza spine e le spine senza rose.
Mah.
Mi prende la perplessità. Insomma, voglio dire: bisogna controllare, tante volte uno sulle spine ci cascasse. Sai che male? Alla fine mi son messo a cercare, ché dal dubbio non dormivo. Finché una sera, furtivo, aggiro il prestigiatore e quatto quatto nel retro m'infilo.
Stupore!
Delle spine non c'è traccia.
Ohibò, penso, e Alla faccia!
questo è proprio uno stregone,
altro che prestigiatore!
Così però mi prende il timore che lo stregone m'abbia visto coi poteri, gli occhi dietro la testa o quelli di un topo amico tra le pieghe del tendone. Vabbe', mi dico, tanto fuori fanno festa e il danno è fatto: tanto vale pedalare, continuare a rischiare, indagare, spiare e magari riuscire a copiare 'sta magia della rosa senza spine.
È tutto un caos di pozioni e flaconi, fusti e bidoni, casse e cassoni. Ma spine niente. Non una in terra, dietro un fiasco, su di un alambicco, nel pestello. Né però trovo le rose. Magari un petaluzzo, una fogliolina, stami, pollini o boccioli. Niente.
Ma allora ditelo no? è un prodigio! non c'è trucco e non c'è inganno! Signore e signori, lui dal nulla crea le rose senza spine! Due dosi d'ingredienti et voilà, una rosa apparirà.
Ma che usa che usa che userà mai questo stregone? E mi metto lì a rovistare tra i volumi, ci saranno pagine di incantesimi, ricette di magia, apritisesami e abracadabre. Trovo elisir di gioia e fiaschette di godimento, mantelli dello splendore e stoffa delle tasche piene, c'è il minimarket delle meraviglie - per chi se le può permettere, beninteso.
Ma io voglio gl'ingredienti!
Eccola lì, la cassa di ferro vellultato con scritto INGREDIENTI spalancata davanti ai miei occhi mentre lui è fuori a fare i suoi prodigi e intascar quattrini. Piena di barattoli, con le componenti base della magia davanti a me. Li tiro fuori uno dopo l'altro, incredulo, sempre più stupito.
Ecco, il primo, un fluido rosso vivo. L'etichetta dice:
dolore di coppia separata dal lavoro inseguito
E poi nel secondo, a grana fine, polvere di contratto, biancastra e fragile.
Il terzo è grosso e pesante, sembra petrolio ma vibra come un fischietto. Leggo:
distillato di paura nel buio urbano desolato
Col cuore in gola continuo, un barattolo che ronza e fischia e trema sembra vuoto, l'apro. È eco di grida domestiche. Ho i brividi al cuore.
Ci sono fumi di speranze infrante. Nella scatola di legno trovo cuore di mamma, a pezzettini. Ecco brandelli del morto bianco. Stillicidio del degente. Succo di cervello in cattività. Raccolti su uno schermo trovo gli occhi di bambina incantata. E questa lunga striscia, che non capisco che sia... sessanta centimetri di vita.
Ceneri d'accampamento.
Ultima esalazione di pensionato strozzato.
Vapori di risparmi.
Essenza di affetti stroncati.

Eccoli gli ingredienti della gioia dello stregone.
Quante spine per un trucco da prestigiatore.

lunedì 10 novembre 2008

"alla festa della guerra non vogliamo partecipare"


POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO
FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE
IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA
PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO.
QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA
CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA
(dal Monumento ai Caduti presso Tolentino (MC)
distrutto dal regime fascista nel 1922)


Con queste parole nel maggio del 1915 i socialisti italiani dichiaravano la propria contrarietà all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
Oggi il ministro della difesa, Ignazio La Russa, vuole riabilitare la memoria storica di quella guerra tornando a celebrare in occasione del 4 novembre i 90 anni della vittoria italiana contro l’Austria.
C’è forse qualcosa della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale di cui andare orgogliosi? Nel conflitto sono morti 650 mila uomini delle campagne e delle città di tutta Italia, e assieme a loro altri 10 milioni di giovani soldati di tutta Europa. Altrettanti furono i feriti, metà rimasero mutilati e invalidi. A questi si aggiungono 9 milioni di vittime civili, oltre mezzo milione in Italia.

Vittime delle grandi potenze, disposte a sacrificare milioni di persone per affermare le proprie ambizioni.
Vittime di quell’ideologia nazionalista che vedeva nella guerra uno strumento per soffocare le aspirazioni democratiche delle classi subalterne.

La prima guerra mondiale fu un affare. Le commesse di guerra fruttarono profitti così scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma. E fu proprio il regime fascista a istituire il 4 novembre come festa che celebrava la vittoria sul defunto Impero Austro-Ungarico.

È questa l’idea di nazione che i militari italiani devono andare a insegnare nelle scuole? è per questa idea di nazione che oggi, mentre si tagliano i fondi alla scuola, si spendono sei milioni di euro per celebrare quella “vittoria”?
Vorremmo piuttosto che il 4 novembre più che un giorno di gloria, una parata d’orgoglio militarista, fosse un giorno di riflessione, un’occasione per riaffermare il nostro NO a tutte le guerre.

(Otto Dix, acquaforte dal ciclo Guerra)

"Maestà

inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi , che è glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che è tempo li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria
abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria è la nostra casa, è la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perché? per un vostro ambizioso spudorato capriccio."

(lettera di un soldato dal fronte)

mercoledì 29 ottobre 2008

THE CLASS

Ve l'avevamo promesso, ed eccolo.

THE CLASS

(vi diciamo solo: buona visione)



Questi i volti, i linguaggi e le emozioni da quel posto miracoloso dove l'istruzione si accompagna agli affetti...

...da quel convulso segmento di vita che ha segnato la crescita di tutte e tutti noi...

...da quell'agolo di spazio sociale che ancora si regge in piedi nonostante tutto.

Pubblica e libera, la scuola superiore si sforza ogni giorno di ritrovare il suo senso in un mondo che non dà tempo alla riflessione...

...mentre il compito di dare a chi la frequenta gli strumenti per leggere il mondo è affidato a pochi volenterosi il cui futuro è reso sempre più incerto, in un panorama a tinte fosche.

La scuola va avanti, si rimette in cammino dopo ogni mazzata, sempre più malconcia, sempre più stanca.

Non assistiamo immobili alla sua polverizzazione.
Partecipiamo al suo presente.
Diamo forma al suo futuro.

ideazione e soggetto
Network Giovani Pisa

riprese e montaggio
Olga Brucciani

musiche
Kalt#2 - Klrezroym
Sinnerman - Nina Simone
si ringraziano gli studenti
che si sono lasciati intervistare

questo video è copyleft
ne autorizziamo la riproduzione
dovunque e comunque
purché senza fini di lucro
né volontà di distorcerne il significato

venerdì 24 ottobre 2008

!ventimila!

(grazie a Giacomo per la vignetta, onore al compagno F per l'idea)

A Pisa è una giornata di cielo grigio che minaccia pioggia, e l'atmosfera s'intona alla disposizione d'animo di chi ha sfilato in difesa dell'università pubblica.
Lo scorso 8 ottobre un'assemblea di ateneo si era trasformata in un raduno di 3mila persone che in Piazza dei Cavalieri aveva dato inizio a una stagione di mobilitazione inedita, almeno quanto a partecipazione. In queste settimane il movimento ha occupato facoltà e autogestito aule, centinaia di persone hanno partecipato attivamente, spesso per la prima volta, alla vita politica del loro ateneo e di questo Paese. Assemblee, gruppi, tavoli di lavoro hanno dibattuto e spiegato alla città cosa significhi smantellare l'università pubblica - per gli studenti, per i ricercatori, per il personale, per l'economia della città, per il futuro di un paese che, senza cultura, è destinato a essere povero di democrazia e privo di futuro.
Il 23 ottobre il corso della città si trasforma in una strada pedonale a senso unico, un fiume di giovani che scorre verso il concentramento di quella che si rivelerà essere la più grossa manifestazione cittadina a memoria d'uomo.


(grazie a Emiliano Dovico, fotografo ufficiale della manifestazione in Sinistra Per...)

Ieri a Pisa abbiamo sfilato in più di 20mila, espressione di un movimento che finalmente è capace di parlare alla maggioranza delle persone, persone che si battono per i propri diritti, consapevoli che è in gioco il futuro. Ma il rischio per questo movimento è la frammentazione: non può esserci spazio per chi divide, così come non c'è spazio per le mediazioni con il governo. Questo movimento ha riempito le città; il suo flusso non può essere arginato né disperso, ma questa piena, per non perdersi in mille rivoli, deve puntare in alto, fare un salto di scala. Dobbiamo darci una prospettiva nazionale costruendo finalmente insieme una proposta politica articolata ma contemporaneamente unitaria, un laboratorio, una prospettiva che non solo ci dia un obiettivo ma che sappia arricchirsi della partecipazione della società civile per innestare nuovamente nel senso comune il binomio inscindibile di sapere e libertà.

___________________

ed ecco i nostri all'opera...

...con i cassonetti per la raccolta differenziata delle lauree in tutto il corso di Pisa...

...e gli annunci sulle statue, che risistemiamo dopo il diluvio di martedì :-(




che non si legge ma c'è scritto

23 ottobre
no alla 133
scolpitevelo
nella testa

sabato 18 ottobre 2008


CHI TAGLIA L'UNIVERSITA'
TAGLIA PISA



Manifestazioni, occupazioni, cortei, assemblee e lezioni in piazza. L’Università è in subbuglio da giorni. Studenti, ricercatori, precarie, professori: tutti dibattono e protestano.
Perché questa protesta riguarda anche la città? Il legame tra Pisa e la sua Università è ovvio. Inutile negare che spesso è anche conflittuale. Ma sta succedendo qualcosa che farà cambiare tutto ciò in peggio, per sempre.
Decine di migliaia di studenti, ogni giorno, spendono, mangiano, comprano, affittano. Migliaia di dipendenti fanno lo stesso con gli stipendi universitari, che in larga parte arrivano dallo stato. Se ci aggiungiamo l’edilizia universitaria e i convegni, possiamo stimare (al ribasso) in 500 milioni di euro i soldi che l’Università fa girare a Pisa ogni anno.
Questo è l’ovvio. Dietro ci sono il lavoro, le persone, le piccole attività economiche di chi vive grazie ad un’università pubblica, libera e di massa: copisterie, librerie, supermercati, case editrici, giornali. Altri stipendi, certo, ma anche altre attività culturali, incontri, dibattiti, musei, mostre, turisti. Per non dire dell’Ospedale e dei suoi specializzandi o delle imprese che fanno ricerca sfruttando i tirocinanti e gli stagisti.
Pur con molte contraddizioni, questo rende Pisa viva e ricca.
La legge 133, che sarà presto inclusa nella finanziaria, stravolge questo scenario. Mette il pubblico nelle mani di un privato che non c’è. Taglia i fondi. Smette di investire su Pisa e su decine di città universitarie italiane. Taglia il personale e farà pagare di più agli studenti e alle loro famiglie. Due cose che, sommate, li faranno scappare.
Certo, molte sono le cose da cambiare. Ma un’università malata si cura, mentre non c’è niente da fare una volta che l’università è morta.
La 133 uccide. Fermiamola.

GIOVEDÌ 23 OTTOBRE MANIFESTAZIONE CITTADINA
CONCENTRAMENTO E PARTENZA
PIAZZA S. ANTONIO ORE 15

lunedì 13 ottobre 2008

Chi siamo?

Rispondere alla domanda "chi siamo?" non è facile. Niente di ultraterreno: è solo che a darci una collocazione politica "di sinistra" otteniamo sempre, come risposta, una richiesta di maggiore precisione.
Meglio allora lasciare che siate voi a farvi un'idea di chi siamo se vi raccontiamo cosa facciamo e come lo facciamo.
Il nostro network sta crescendo principalmente come laboratorio. Come in un laboratorio facciamo analisi politiche e sperimentiamo pratiche. Come in un laboratorio, che cerca rigore nel metodo e confronto con gli esperimenti altrui, ci interroghiamo sempre sul nostro modo di fare (politica) partendo dal confronto con gli approcci (politici) dei soggetti a noi più vicini o affini, in quell'area "generica" che si può designare come "sinistra".
Sperimentare e confrontarsi ha significato e significa mettere da parte numerose pregiudiziali (di tessera, di otodossia, di partito). Ciò non è né facile né immediatamente chiaro, neppure per noi stess_. Ciò ci rende un soggetto fluido e amorfo con il quale - ce ne rendiamo conto - non è facile né scontato cooperare. In una fase storica che ha messo a nudo le debolezze della tradizione marxista nella sua espressione istituzionale, abbiamo scelto di mettere in secondo piano il dibattito interno e intestino per ridare fiato e senso ad una pratica politica che si scontra con un senso comune diffusamente impolitico quando non chiaramente di destra e antisociale. L'ambizione di massima è quella di rigenerare il sociale, di riorientarlo, di ripoliticizzarlo. L'autoformazione, l'inchiesta, il tentare nuove forme di comunicazione, la presa d'atto della nostra parzialità generazionale sono gli strumenti che stiamo cercando di (ri)darci per sfidare lo sfacelo. Senza nessuna garanzia né certezza, ma con il dubbio ostinato e la speranza incrollabile che l'inquietudine suscitata in noi dalla vista dell'oggi e dalla prospettiva lugubre del domani possa tradursi in una partecipazione sensata a questo oggi per cambiare le regole che danno forma al domani.
Lungi dalla vittoria, intanto lottiamo.



{ci riuniamo tutti i mercoledì alle 21,15 in via Battichiodi 6 c/o il circolo PisaCentro del PRC}
►info: networkgiovanipisa [@] gmail [punto] com

mercoledì 1 ottobre 2008

in the class

Ovvero come capire la scuola di oggi.

Stiamo producendo il primo documentario sulla scuola superiore Pre-Gelmini a Pisa.
Presto on-line il trailer e il backstage.

La notizia di pubblicazione verrà data in esclusiva da questo spazio.

Trepidate giovani!

lunedì 1 settembre 2008

Finita l'estate si torna al lavoro!

Di fronte al continuo peggiorare delle condizioni generali di questa nostra società,
ricomincia l'attività del network per cercare di fare la nostra parte nella trasformazione delle contraddizioni di questo paese in possibilità di miglioramento delle nostre condizioni di vita.
Razzismo, precarietà, perdita potere d'acquisto, disciminazioni, prepotenze da parte dei potenti contro i subalterni, un governo sempre più autoritario e violento, un opposzione sempre più inutile e inefficace, non possono vederci isolati e separati nell'affrontare le difficoltà della vita!
Problemi comuni si affrontano assieme, perché solo uniti possiamo rendere efficaci le nostre proposte, le nostre idee.

Tutti i mercoledì alle 21 presso la federazione del PRC(Via Battichiodi, 6 - Tel 050.9711526) il network giovani di Pisa si incontra con tutti coloro che non accettano di subire passivamente questa situazione.
Se vuoi cambiare qualcosa sei il benvenuto!
Se voui scriverci questo è l'indirizzo:
networkgiovanipisa@googlegroups.com

venerdì 27 giugno 2008

AVANZI A SINISTRA

~presenta~

"le strade sono di chi ama"
venerdì 27 giugno ore 21,30

☺Piazza delle Vettovaglie ZTL ☻
Zona Temporaneamente Liberata

Andrea Appino e Matteo Anelli
♪♫♪ in concerto ♫♪♫
►la voce degli Zen Circus e il contrabbasso dei Gatti Mezzi presentano insieme◄
►un repertorio inedito e non di folk visionario◄

Ad appena un mese dal suo insediamento, il nuovo sindaco Filipescu, in sintonia con il clima nazionale e sul modello di Domenici e Cofferati, ha rilanciato la campagna per la militarizzazione e la desertificazione degli spazi urbani. Convinti che la sicurezza sociale non si produca con la repressione ma con l’apertura e la partecipazione delle piazze, noi giovani del Network chiamiamo tutt* a vivere le nostre città come spazi di aggregazione e produzione culturale, anziché luoghi di paura ed insicurezza.
Costruiamo insieme ZTL per dare voce alla nostra opposizione a chiunque voglia fare lo sceriffo e per mostrare al nuovo sindaco che solo insieme possiamo vivere in sicurezza.

La sera di venerdì 27 giugno il neonato gruppo di Avanzi a Sinistra e i Giovani Comunisti/e “invadono” Piazza delle Vettovaglie con il concerto dell'insolito duo Andea Appino (voce degli Zen Circus) e Matteo Anelli (contrabbasso dei Gatti Mezzi). L'obiettivo è di creare nella Piazza un evento culturale e politico nell'ottica di una riqualificazione degli spazi che sia anche una riqualificazione del tempo libero, in risposta alla logica delle opposte fazioni perseguita dall'amministrazione comunale nella gestione della res publica.

Piazza delle Vettovaglie è da molti giorni oggetto di un grande interesse mediatico. La si dipinge come sito di scontri, violenze, spaccio e, più in generale, degrado. Sul banco degli imputati sono stati trascinati tra gli altri anche il lungarno Guadalongo, Piazza La Pera e l’area delle mura in via Nino Bixio – per limitarci al centro città. All’allarmismo mediatico ha fatto seguito l’intervento della nuova amministrazione comunale che ha provveduto a militarizzare l’area. Non vogliamo negare che la convivenza tra chi abita presso una piazza e chi la vive di giorno e di notte sia una convivenza spesso difficile: gli interessi degli abitanti raramente coincidono con quelli di chi frequenta i locali e fa della piazza un luogo di ritrovo e svago. Ci domandiamo però se e quanto siano efficaci gli ultimi interventi messi a punto dal Sindaco e dalla Giunta.

L’orientamento degli interventi è ispirato alla cosiddetta Carta di Parma, sottoscritta da ventuno sindaci tra i quali Cofferati, Domenici e il nostro Filipescu. La Carta trasforma gli interessi presunti di una parte della cittadinanza in questioni di ordine pubblico da affrontare a colpi di divieti, fermi e arresti. Così facendo si nega ai non residenti la possibilità di usufruire di uno spazio pubblico, quale è la piazza, intrinsecamente destinato all’incontro. Peggio: così facendo l’amministrazione non fa che inasprire lo scontro tra due parti anziché perseguire una risoluzione costruttiva del conflitto fra le visioni in causa.

Non vogliamo rischiare di passare per una sinistra buonista che pensa di risolvere tutto a suon di dialoghi. Pensiamo invece che, analizzando con cautela ciascuno dei problemi, sia possibile attuare delle iniziative politiche in grado di migliorare questa città. Se Piazza delle Vettovaglie resta, come da troppi anni, fuori dalle iniziative del giugno pisano, se questi luoghi di ritrovo del centro e gli spazi abbandonati delle periferie non si riempiono di proposte culturali, di uno svago che non sia solo fine a se stesso, il “problema del degrado” è sempre destinato a riproporsi. Una politica e un’amministrazione che dividono la cittadinanza in fazioni estremizzando i conflitti e cavalcandone l’onda, sono una politica e un’amministrazione a loro volta degradanti, sempre alla ricerca di un “nemico sociale” da colpire per guadagnare i voti della parte interessata.

D'altronde quest'amministrazione è guidata da un sindaco che dipinge i mendicanti nelle vie del centro come coloro che “danno un'immagine negativa della città”, e al suo fianco sta un'assessora che, a dispetto dei suoi vuoti propositi di solidarietà, non fa una grinza quando la si chiama “Cioni in gonnella”. Così, mentre si preoccupano del decoro e dell'immagine, non si accorgono di aver scambiato la politica con il marketing, perché come tutti sappiamo “l'immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, prodotto della cui effettiva bontà sembrano incapaci di curarsi.

martedì 27 maggio 2008

venerdì 9 maggio 2008

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SABATO 07 06 2008
DIFENDI REBELDIA, L'ALTRA CITTA' CHE R-ESISTE
MANIFESTAZIONE CITTADINA
Concentramento ore 17:30 Piazza Sant'Antonio - conclusione in Piazza Carrara
con concerto degli Assalti Frontali

Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che credono e lavorano
quotidianamente perché un'altra città sia veramente possibile.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che non sono disposti ad
accettare quella restrizione della democrazia e dei diritti, che nel nostro
paese e nella nostra città si vuole realizzare.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che credono nella
partecipazione dal basso, nel quotidiano fare società, contro ogni guerra
globale permanente, contro il predominio del mercato, contro il razzismo,
contro la precarietà del lavoro e della vita, per il rispetto dell'equità
sociale, dei diritti e della salvaguardia ambientale.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che in questi anni hanno
lavorato con il Progetto Rebeldìa, l'hanno intercettato, hanno partecipato
ad iniziative ed assemblee, fatto spettacoli e concerti, o sono
semplicemente venuti a trascorrere una serata .
L'amministrazione comunale di fatto vuole cancellare questa esperienza e in
più di un anno e mezzo non ha mai dato nessuna risposta alle nostre
richieste di integrazione nell'area di via Battisti per garantire la
continuità, l'unità, la stabilità ed il radicamento territoriale delle
nostre attività. Si tratta, dunque, di un problema di volontà politica, di
come si intende il concetto stesso di riqualificazione di un'area della
città, di decidere su quali progetti si vuole investire. In questi giorni,
inoltre, si sta cercando di provare a stringere il cerchio contro di noi e
ci è stata recapita una lettera da parte della Cpt proprietaria dell'area in
cui si richiede di lasciare immediatamente lo stabile: in caso contrario si
provvederà con ogni mezzo necessario alla liberazione della stessa.
Per questo abbiamo deciso di convocare una grande manifestazione cittadina
per il 7 giugno a difesa del Progetto Rebeldìa. Il Progetto Rebeldìa non è
solo una rete di 27 associazioni, non è solo uno spazio sociale per decine
di attività, un luogo di incontro e produzione politica e culturale per
centinaia di soggetti. Il Progetto Rebeldìa è una pratica quotidiana di
cittadinanza, uno spazio pubblico ed includente, un luogo prezioso in una
società che divide, marginalizza e mette in concorrenza. Il Progetto
Rebeldìa vive e lavora nel quartiere della stazione, e qui vogliamo essere
integrati, perchè pensiamo di essere un fattore di riqualificazione
fondamentale in un contesto sociale desertificato, in una zona di frontiera.
Questa manifestazione vuole essere una occasione per l'altra città che non
si piega alle speculazioni edilizie, al lavoro nero, alla repressione nei
confronti dei migranti, per prendere parola, per continuare un cammino.
Questa manifestazione vuole essere l'occasione perché oggi i movimenti e le
reti sociali diffuse in città mandino un messaggio chiaro alla nuova
amministrazione guidata dal sindaco Filippeschi che inneggia alla tolleranza
zero, allo sgombero dei campi rom, al restringimento degli spazi sociali,
alla precarietà ed alle esternalizzazioni dei servizi, alla trasformazione
delle grandi aree pubbliche in residenze di lusso per una Pisa a misura solo
di pochi.
Noi pensiamo ad un'altra città fatta di luoghi aperti e corpi liberi di
circolare, dove l'invisibile diventa visibile. E' questa la città che
vogliamo a fronte di una Pisa sempre più povera nella capacità di garantire
realmente l'accesso ai servizi, alla scuola, alla sanità, alla casa. Non
vogliamo una città in mano agli imprenditori e ai grandi proprietari
immobiliari, che rischia di vedere il suo territorio sempre più devastato.
Vogliamo invece una città che si sviluppa grazie alla partecipazione, una
città di tutte e tutti coloro che la abitano, a cui devono essere
riconosciuti uguali diritti nella sostanza oltre che nella forma. La città
che noi stiamo costruendo investe sull'incontrarsi e mescolarsi delle
differenze, capace di rispondere ai bisogni della sua multiforme
cittadinanza; una città generosa delle sue strade e delle sue piazze, dei
suoi mille edifici di proprietà pubblica da sottrarre alla speculazione e
all'incuria, capace di aprire le scuole e le università ai quartieri,
impedendo la costruzione di ghetti e l'innalzarsi di muri tra chi vi abita,
lavora, studia, vive. Una città che pensa il proprio futuro in cui sia
riconosciuto che lo sviluppo culturale e il fermento artistico, necessari
per la crescita sociale e civile di una città e dei suoi cittadini, hanno
bisogno di spazi per poter nascere, crescere e arricchirsi.
Difendere Rebeldìa e vincere la battaglia perché il Progetto rimanga in via
Battisti è l'occasione per tutte e tutti noi per iniziare a costruire questa
città che non c'è.
Difendere Rebeldìa oggi significa schierarsi dalla parte degli ultimi, di
chi non ha riconosciuti i propri diritti e viene sempre più criminalizzato o
marginalizzato nei luoghi di lavoro e per le strade.
La nostra proposta è quella di ripartire dalla manifestazione del 7 giugno
per costruire un'altra idea di città, ripartire da un lavoro nei quartieri a
cominciare da quello dello stazione moltiplicando esperienze come quelle del
Progetto Rebeldìa che lì è e lì pensiamo che debba rimanere.
E' ora di prendere la parola, è il momento di scendere in piazza,
E' il nostro tempo, è il tempo di difendere il Progetto Rebeldìa.

Promuove
Progetto Rebeldía: Acklab - Africa Insieme - Babilon-mediateca -
CiboliberoKC - Chicco di senape - Ciclofficina - Cinemaltrove - Cinematic-
Distretto di Economia Solidale - El Comedor Estudiantil Giordano Liva -
Emergency Pisa - Equilibri Precari - Gruppo d'Acquisto Solidale Pisano -
LIPU-Pisa - Ingegneria Senza Frontiere - Caffetteria Critica Machu Picchu -
Mezclar-Ambulatorio migranti - ¡Mosquito!- Osservatorio Antiproibizionista -
Laboratorio delle disobbedienze Rebeldía - Rebeldía Media Crew -
Rebeltheater - Scacchi Insorgenti - Gruppo TNT Lavoro non lavoro- Trinacria
Gio Family Underground Pisa

Per adesioni ed info:
rebeldia@inventati.org
www.rebeldia.net

martedì 6 maggio 2008

CON I FASCISTI CITTA' SICURE DA MORIRE

Le città che hanno bisogno di maggior sicurezza ora possono contare su
ronde di guardie padane o su bande di picchiatori neofascisti per mettere in
riga omosessuali, migranti, ragazzi e ragazze dei centri sociali, ma anche
persone ʻnormaliʼ che mettono a repentaglio il decoro della città o che come

Nicola semplicemente si rifiutano di offrire una sigaretta ai loro aggressori.


A Verona, è così che un gruppo di naziskin ha ucciso per futili motivi un
giovane in pieno centro. Naziskin di buona famiglia, ragazzi per bene in un
nord-est produttivo e ordinato, in unʼItalia che si riscopre fascista.

Questo è uno dei prodotti del clima di odio, violenza, xenofobia che si è
instaurato in questi anni, non solo in Veneto ma in tutte le città italiane grazie
alla Lega, a Forza Nuova, a Fiamma Tricolore alle coperture del PDL e al
silenzio del PD. Migliaia di aggressioni, numerosi casi di accoltellamenti,
incendi a sedi di partito, agguati fuori da centri sociali, svariati omicidi come
quello di Dax a Milano o di Renato Biagetti a Roma.


Probabilmente e' questa l'idea di sicurezza che vogliono applicare e
legalizzare in questo paese le destre al governo se Gianfranco Fini riesce a
dichiarare, irrispetoso della vita spezzata di Nicola, che è più grave bruciare
una bandiera in piazza che uccidere di botte un ragazzo di 29 anni.


Presidieremo le città e gli spazi di democrazia e partecipazione per
difenderli da questi attacchi. Perché quello che è successo ci dice di quanto sia urgente costruire
l'opposizione a Berlusconi. Saremo antifascisti e antifasciste per
liberare questo paese dalla violenza della destra.

martedì 22 aprile 2008

articolo sulla mobilità sociale

Meritocrazia, salario, prospettive di lavoro dopo la laurea
Interessantissimi argomenti su cui vale la pena ragionare.
Vi allego un link ad un articolo non partigiano che può fornire spunti o dare un idea del fenomeno oggi qui in Italia

clicca qui

aggiungerei al quadro un interessante dato:
phd mensile 840 euro o giù di li
cameriere a stagione con contributi 40 euro a servizio [M. d. Carrara]

(840/40= 21 servizi, pari a 5 servizi a settimana per 1 mese)
che ve ne pare?

Stefano

martedì 15 aprile 2008

E adesso chi non ha voglia, se ne vada!

Sono delusa, amareggiata, incazzata! Non ho nessuna voglia di limare le frasi per risultare meno cruda. Mi sento ferita, profondamente, da quello che sta succedendo.

No, non mi riferisco alla vittoria di Berlusconi, quella me l'aspettavo, non ho mai pensato neppure per un secondo che fosse evitabile...
Parlo di noi, della Sinistra che non esiste più in Parlamento, di quelli che già dicono che adesso possono tornare per i fatti propri...

Una cosa alla volta, però, perché la mia confusione mentale non è una giustificazione valida per scrivere cose incomprensibili (ma forse lo sto già facendo..)

Perché brucia tanto non essere in Parlamento? Beh, per me è questione di rappresentanza: bella la partecipazione dal basso, i movimenti, le manifestazioni ... ma visto che non possiamo sederci in 57 milioni intorno ad un tavolo per decidere cosa fare, è necessario delegare a dei rappresentanti (non una delega in bianco, sia chiaro! piuttosto un appoggio a determinati punti programmatici, e un controllo continuo che il delegato non tradisca il suo mandato!). Il popolo italiano, che evidentemente non ha capito nulla né di cosa stava votando, né del modo (è lampante che gli elettori non hanno idea di come funzioni l'attuale sistema elettorale), e ha deciso di essere un popolo tendenzialmente di destra, filo-imprenditoriale, razzista, sessista, ignorante... E ha deciso che noi che ancora ci dichiariamo di sinistra siamo troppo pochi per essere rappresentati!

Io sento il bisogno di essere rappresentata, e sento il bisogno di ricostruire in Italia una (UNA!!!) sinistra grande, forte, seria e rappresentativa. Una sinistra che abbia voglia di perseguire un modello di società e di economia più giuste e più eque. Una sinistra che abbia voglia di dare reali spazi di partecipazione e di discussione a chi vuole impegnarsi in questo progetto.

Io voglio continuare con il progetto di una sinistra unita. Voglio discutere in maniera aperta e democratica con tutti quelli che hanno le mie stesse intenzioni, anche se non necessariamente le mie stesse idee. E voglio sapere, ora, chi ci sta e chi non ci sta. E chi non vuole starci, chi sta già pensando di tornare al proprio destino solitario, chi è più preoccupato di altro piuttosto che di ridare vita e speranza alla sinistra in Italia, per me può anche andarsene ora...

lunedì 14 aprile 2008

…Stiamo arrivando!


Viviamo gli ultimi giorni di una campagna elettorale che - qualunque ne sarà l’esito - ci consegnerà un paese profondamente cambiato. Usciamo da due anni difficili, da un’esperienza di governo che ha logorato le nostre passioni, veniamo anni bui in cui la spirale guerra-terrorismo, i cambiamenti climatici e i disastri ambientali, la minaccia continua della recessione economica hanno occupato come nubi cupe il cielo nostrano e del mondo intero. Molti uomini e donne, in particolare giovani, hanno vissuto un sentimento di allontanamento, di risentimento, di rifiuto di una politica ormai definitivamente incapace di modificare davvero le tue condizioni di vita, di farla finita con la guerra, la corruzione, la precarietà. E così oggi tanti e tante sono tentati dal non recarsi alle urne, o dal ripiegare stancamente su quello che i media main-streem cercano, con un’enorme menzogna, di descrivere come “voto utile”.
E’ vero, la politica, tutta, si è chiusa in questi anni dentro un palazzo di cristallo sempre più separato dalla società, dalla gente in carne ed ossa, dalla vita di chi ogni giorno lavora, studia, spera, soffre… Ma chi, come me, ha nelle ultime settimane avuto la possibilità di seguire la campagna elettorale de la Sinistra l’Arcobaleno non attraverso il tubo catodico ma nelle strade e nelle piazze del nostro paese ha incontrato un’altra politica, ancora una volta ha potuto vedere l’entusiasmo e la speranza di chi ancora non si rassegna a pensare che questo sia il solo mondo possibile. Le iniziative de la Sinistra l’Arcobaleno mi hanno riconsegnato il sentore di una speranza. Una speranza che non viene tanto dalle parole dette dall’alto dei palchi quanto dagli occhi di chi vi sta sotto ad assistere, dai torrenti di parole regalati da blogger notturni, dalla selvaggia bellezza dei corpi danzanti nelle notti dei flash party, dal calore di una piazza rubata alla spirale marginalità-repressione e restituita alla gioia della socialità. E se si tratta, come in ogni blog, di parlarci fuori dai denti devo dire che non me lo aspettavo! Chi ha risposto nelle forme più varie alle iniziative de la Sinistra l’Arcobaleno mostra l’irriducibile speranza che la politica possa tornare ad essere qualcosa di nobile in grado di cambiare la vita della gente e di dire parole chiare sui grandi temi che riguardano il nostro futuro: la precarietà, la guerra, l’ambiente, i diritti e la libertà di scegliere. Una politica insomma capace di essere qualcosa di differente dalla sterile scelta fra due partiti con programmi fotocopia.
Non so dire come andranno queste elezioni ma certamente questa campagna elettorale mi ha regalato la convinzione che un nuovo cammino è cominciato, un cammino che potrà andare tanto più lontano quanto più significativo sarà il nostro risultato, quanto più manterremo la convinzione e la determinazione che ogni giorno di più cresce nelle iniziative che stiamo costruendo, quanto più saremo capaci di abbattere gli steccati che fino ad oggi ci hanno divisi, quanto più saremo - noi, questa generazione - in grado di inverare una politica sottratta al teatrino della tv, dei leaders di plastica, del voto utile che altro non è che il furto della libertà di scegliere ciò in cui credi.

Queste poche righe sono anche per gli indecisi, per gli internauti distratti, ma soprattutto sono per l’entusiasmo e la passione di tutte e tutti noi che stiamo in questi giorni costruendo questa campagna elettorale, sono per la nostra multiforme e colorata comunità e per invitare chi ancora non c’è a farne parte.

Federico Tomasello

giovedì 3 aprile 2008

Solidarietà a Ferrara?....stica!

avete letto? clicca sul titolo e andate alla pagina di Repubblica




E solidarietà al direttore del Foglio, animatore della lista pro-life e per una moratoria sull'aborto, arriva da Fausto Bertinotti: "Mi dispiace quanto è accaduto -(riferendosi alla contestazione di Bologna) dichiara - a Ferrara rivolgo la mia personale solidarietà umana e politica". E ancora: "Nessuno può accettare una contestazione sprezzante e violenta (ma dove?) contro un protagonista della vita politica". Poi però aggiunge: "Evitiamo il confronto con gli anni di piombo, verso cui non c'è nessun riferimento: una tragedia vissuta e di cui oggi non ci sono i segni nel paese".


o ragazzi pane al pane vino al vino
ma che contestazione violenta?
tirare 2 uova 4 pomodori è assimilabile ai poliziotti che malmenano una ragazzina?
Ma non scherziamo!
ci si contunde quando una testa incontra un manganello, non quando un uovo incontra una giacca, suvvia presidente un po' di realismo!

che ne pensate dell'uscita infausta?

Stefano

giovedì 13 marzo 2008

Se suicidarsi con la lingua sia un mito

Ok, di primo acchito l'interrogativo può sembrare ozioso, lo ammetto: che diavolo c'entra con la Sinistra questa vecchia leggenda urbana del suicidio con la lingua? Ma il senso metaforico del dubbio salta subito all'occhio e sappiamo già che sto parlando di comunicazione e di suicidio politico.
Perché diciamocelo francamente: a sinistra non farsi capire ce piace, ni garba. Ogni tanto ci sentiamo un piccolo gruppo di eletti e iniziate che si parla solo tra noi, con uno stile immediatamente riconoscibile che risale al tempo in cui ci sentivamo parte di una cultura egemone. Godiamo come ricci nell'usare un vocabolario ristrettissimo, fatto di parole che ci sembrano chiare e senza tempo, concatenate in una sintassi che è sempre dichiarativa e mai conclusiva o finale. I nostri volantini non si leggono, perché noi, che abbiamo un senso delle proporzioni che tende all'immenso, pensiamo che ci siano tante di quelle cose meravigliose dentro quei volantini che una che se lo ritrova in mano non si può limitare a leggerlo, ma ci deve incedere dentro. Insomma, un'esperienza mistica e totalizzante tra monumenti storici della lingua de noiartri, spesso monumenti cadenti.
Il *più fantastico* è, e sempre resterà, mercificazione.
Mercificazione è una parola che nessuno ha idea di cosa cavolo voglia dire, ma non perché non la si capisca nella sua etimologia, ma proprio perché non appare più nella sua sostanza: è, credo, da prima che io nascessi che la merce è stata sostituita da beni, servizi e prodotti. Quindi diamo un volantino alla mensa universitaria e ci lamentiamo che la conoscenza, da anni, è sottoposta a processi di mercificazione.
Ora, bimbi miei, abbiamo deciso che non vogliamo farci capire? Bene, ci posso anche stare. Ma a questo punto scriviamo direttamente che "la forma semplice di valore di una merce è la semplice forma fenomenica della contrapposizione in essa racchiusa tra valore d'uso e valore", che non è chiaro ma, se uno s'impegna, qualcosa ne ricava.
Il nostro tentativo, con mercificazione, di attribuire un valore negativo alla svendita della conoscenza, semplicemente fallisce. Fra l'altro, anche se riuscisse, dovremmo ancora spiegare alla gente perché, a nostro avviso, la trasformazione della conoscenza in un agglomerato di beni e servizi vendibili è un male. Perché questa conclusione è tutt'altro che scontata e non possiamo predicare ai convertiti...
Al secondo posto piazzerei tutta la solfa sul liberare cose, persone, idee e chi più ne ha più ne metta. Ci siamo sbarazzati dei concetti della repressione/liberazione ma abbiamo conservato tutta la retorica ad essi legata, usando parole che vogliono dire cose diverse a seconda di chi le pronuncia. Nel frattempo, metà di noi s'è spostata su teorie del controllo, forme-di-vita, sorveglianza, biopotere. L'altra metà s'è frammentata in una settantacinquina di correnti concettuali che vantano gli stessi obiettivi ma centocinquanta modalità di perseguirli - modalità in conflitto insanabile e l'una contro l'altra armate. Quindi, tutti figli degli anni '70, diciamo "liberare" ma intendiamo un numero imprecisato di cose diverse. Resta il fatto che scrivere sul volantino di cui sopra "liberi i saperi" è un tentativo - poeticamente interessante, politicamente discutibile - di paragonare i saperi ai beagle di Morini.
E a proposito di "saperi", io metterei terza in lista la proliferazione del plurale. I saperi... le conoscenze... gli spazi... Sono incapace io, o "la mercificazione dei saperi" è più difficile da spiegare della "mercificazione del sapere"? E ho anche l'impressione che, frammentato il sapere in tanti saperi, abbiamo già accettato la via della loro mercificazione.
Poi ci sono altre cose fenomenali, di più recente acquisizione, come l'onnipresente parcellizzazione. E qui voglio sapere chi è che l'ha tirata fuori, 'sta parcellizzazione. C'è la frantumazione, la frammentazione, al limite lo spezzettamento, la disgregazione, la polverizzazione di un po' tutto quello che vi pare (diritti, tutele sindacali, tessuto sociale, rete idrica), ma perché proprio 'sta parcellizzazione. La parcellizzazione sa di parcelle, e le parcelle sanno di cose da pagare, non di particelle. Ma poi si parcellizzano i territori, le amministrazioni, le gerarchie; la parcellizzazione decentra... insomma, amministrativamente parlando poteva anche averci un senso. E invece stiamo qui a condannare la parcellizzazione dei saperi. Che, con il plurale di mezzo, dà anche l'impressione di una robaccia ridondante: è la suddivisione in piccole parti autonome di una pluralità di ambiti del sapere già autonomi... Ci si riesce a spiegare cosa sia un pratica 'sta cosa qui? Grazie.
Le new entry sono cose tipo partecipazione, protagonismo, democrazia partecipata e partecipativa. Con lo splendido "protagonismo attivo", che penso si opponga al protagonismo passivo (che è quando ti trovi in un palcoscenico senza sapere il perché) e al dispartismo attivo (che è quando ti sforzi di stare dietro le quinte senza che nessuno si accorga di te), mentre è il contrario del dispartismo passivo (che è quando non ti accorgi che sei stato messo in disparte). In ogni caso, roba da teatranti.
E infine, bimbi, la sintassi. Avete mai provato a leggere 'ste robe qui a voce alta? È impossibile. Devi essere tipo Pavarotti, ti ci voglian du' pormoni andini! Accento sulla prima parola e poi vìa tutto d'un fiato fino'n fondo. Revisiòne deipercorsididatticichesioppongallaparcellizzazionedeisaperieallaprofessionalizzazioneprecoce. Si parte con la dichiarazione di principio. Poi, dove uno s'aspetta la spiegazione, n'artra dichiarazione di principio: Va ripensato il sistema delle lauree su due livelli.
Ripensato? RIPENSATO?! RIPENSATO??!! Va cambiato, rifatto, riscritto, abolito, abrogato, cancellato, carbonizzato, demolito, rigenerato, rinnovato, trasformato, modificato, ristrutturato... ma no "ripensato". Eccheccazzo abbiamo fatto per tutti questi anni? Seghe mentali?
E da qui in poi è tutto così. Sostantivo, nessun verbo nella frase man-co-a-pa-gar-lo-o-ro e giù di infiniti sostantivati, nomi in -ità e neologismi in -zione.

Così, bimbe mie, non ce la possiamo fare. Non lo capisco neppure io tra un po'.
E poi, dico io, almeno un incipit accattivante. Io l'elenco di punti "da fare" lo posso anche capire (ma anche no: tanto mica si va al governo, e allora che cacchio la fai la lista di cose "da fare"? almeno un po' di utopismo; tanto si perde, quindi... permettiàmocelo!), ma il cappello, almeno il cappello dovrebbe essere sexy, e invece che ti scrivono?
"Liberare i saperi significa prima di tutto garantirne a tutte e tutti l’accesso, garantire il diritto allo studio e sottrarre la conoscenza ai processi di mercificazione a cui da anni è sottoposta."
Noooo, mannnoooo! Il peggio, proprio il peggio... con quello stramaledetto "-ne" che ci vogliono cinque minuti a capire che minchia ci sta a fare lì. Porcavacca, possibile che si pretenda di garantire di qualcosa a qualcuno l'accesso? No! Si garantisce a qualcuno l'accesso A qualcosa. Quindi "Garantire a tutte e a tutti l'accesso ai saperi: questo significa liberarli". Era difficile? No, non era difficile. E' che vi faceva fatica pensare. E invece c'era 'sta lingua qui, già bell'e pronta, e noi subito zicchete! e se n'approfitta. Se non che ci va di traverso e si finisce suicidi strozzati come Miggs.

P.S.: quest'ultima citazione(*) dovrebbe anche suggerire l'idea che c'è una potenza oscura e persuasiva, di nome Uòlter, che le parole le usa così bene che c'intorta anche a noi.

(*) da The Silence of the Lambs

martedì 11 marzo 2008

Sintesi del Programma della Sinistra- L'arcobaleno


1. Dignità e diritti nel lavoro: la sicurezza

Ogni giorno in Italia muoiono in media 4 persone mentre lavorano. Grazie a una legge voluta dal Governo Berlusconi si può lavorare anche 13 o 14 ore al giorno e spesso per lavorare occorre rinunciare ai propri diritti. Siamo arrivati al paradosso che il lavoro è pagato a prezzi orientali e le merci così prodotte vengono vendute a prezzi occidentali.La Sinistra l’Arcobaleno propone: una legge che fissi la durata massima del lavoro giornaliero in 8 ore e in 2 ore la durata massima degli straordinari; l’immediata approvazione dei decreti attuativi del Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro e quindi più controlli e più certezza e severità delle pene per le imprese che trasgrediscono le norme.

2. Dignità e diritti nel lavoro: lotta alla precarietà

I lavoratori e le lavoratrici precarie nel nostro Paese sono oltre 4 milioni. È precarietà di vita, non solo di lavoro. La Sinistra l’Arcobaleno propone di superare la legge 30 e di affermare il contratto a tempo pieno e indeterminato come forma ordinaria del rapporto di lavoro; di rafforzare la tutela dell’articolo 18 contro i licenziamenti ingiustificati; di cancellare dall’ordinamento le forme di lavoro co.co.co, co.co.pro e le false partite IVA.

3. Dignità e diritti nel lavoro: salari, fisco e redistribuzione del reddito

Nel 2003 ai lavoratori toccava il 48,9% del reddito prodotto nel Paese, nel 1972 era il 59,2%. Oggi la quota dei redditi da lavoro dipendente è ulteriormente diminuita. Secondo i dati della Banca d’Italia, dal 2000 al 2006 prezzi e tariffe sono notevolmente aumentati e i salari sono rimasti invariati. La Sinistra l’Arcobaleno vuole fissare per legge il salario orario minimo per garantire una retribuzione mensile netta di almeno 1000 euro; propone un meccanismo di recupero automatico annuale dell’inflazione reale; propone di elevare le detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti. La Sinistra l’Arcobaleno vuole introdurre, come avviene in tutta Europa, un reddito sociale per i giovani in cerca di occupazione e per i disoccupati di lungo periodo, costituito da erogazioni monetarie e da un pacchetto di beni e servizi. La Sinistra l’Arcobaleno propone di diminuire il prelievo fiscale per i redditi più bassi portandoli dal 23 al 20%, contemporaneamente di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie al 20%, di redistribuire il reddito ai lavoratori e alle lavoratrici attuando immediatamente quanto previsto dalla Finanziaria di quest’anno, che destina loro tutto l’extragettito maturato.

4. Laicità: lo spazio di libertà per tutti

Nei Paesi europei più avanzati, e non solo in Europa, i fondamentali diritti della persona sono tutelati e garantiti da una legislazione che ne salvaguarda la sfera personale, nel rispetto della libertà di scelta di ciascuna e di ciascuno. Da noi non è così. La Sinistra l’Arcobaleno afferma l’uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone omosessuali e propone il riconoscimento pubblico delle unioni civili. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che ognuna e ognuno abbia il diritto di decidere del proprio corpo e della propria vita e propone una legge sul testamento biologico.

5. Libertà e autodeterminazione femminile

Nemmeno negli anni ’70 l’attacco alla libertà delle donne è stato tanto feroce; addirittura c’è chi propone una moratoria contro l’aborto chiamando “assassine” le donne. La Sinistra l’Arcobaleno propone interventi affinché la legge 194 sia applicata estendendo in tutto il Paese la rete dei consultori e introducendo in via definitiva la pillola RU 486 come tecnica non chirurgica di intervento che può essere scelta dalle donne; una nuova legge sulla fecondazione assistita per eliminare gli ingiusti divieti della legge 40, lesivi della libertà di scelta delle donne e del diritto costituzionale alla tutela della salute; una norma che persegua tutte le forme di discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

6. La pace, il disarmo

L’Italia è al 32° posto per la ricerca scientifica e al 7° posto nella classifica mondiale delle spese in armamenti. Con i soldi spesi per comprare un solo caccia Euro Fighter si potrebbero costruire 100 asili. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che vada pienamente attuato l’art. 11 della Costituzione. L’Italia non deve più partecipare a missioni al di fuori del comando politico e militare delle Nazioni Unite. Vanno tagliate le spese per gli armamenti ed avviata la riconversione dell’industria bellica applicando la legge 185. Vogliamo una legge per la messa al bando delle armi nucleari dal nostro Paese. Siamo contrari alla costruzione della nuova base militare a Vicenza ed è necessaria una Conferenza nazionale sulle servitù militari per rimettere in discussione tutte le basi della guerra preventiva presenti sul nostro territorio. Serve una nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo.

7. Proteggere il pianeta: un Patto per il clima

Contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici è fondamentale per garantire una speranza di futuro all’umanità: senza adeguate misure ci saranno rischi certi per la salute e l’ambiente. La Sinistra l’Arcobaleno rifiuta il nucleare e propone che entro il 2020 si superi il 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e che le emissioni siano ridotte del 20%; un grande investimento pubblico in pannelli solari su tutti i tetti delle case e degli edifici pubblici. L’acqua è un bene comune e come tale deve essere pubblico. La Sinistra l’Arcobaleno propone la ripubblicizzazione dei servizi idrici, una legge quadro sul governo del suolo e l’inasprimento delle pene contro i reati ambientali e le ecomafie.

8. Le “Grandi Opere” di cui il Paese ha bisogno

Sono necessari grandi investimenti per una diversa qualità dello sviluppo e una buona occupazione. Queste sono le nostre “Grandi Opere”: messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e da quello idrogeologico; investimenti per migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, linee tramviarie e mezzi a energia pulita. Nei prossimi 5 anni 1000 treni per i pendolari. Vanno abbandonati progetti inutili e dannosi come il Ponte sullo Stretto, il Mose a Venezia, la TAV in Val di Susa, a favore di interventi su nodi ferroviari urbani, infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno e potenziamento dei valichi alpini. Investimenti sul trasporto merci su rotaia e sulle autostrade del mare. Riduzione della produzione dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio, impiego delle tecnologie più moderne ed avanzate.

9. Il diritto alla salute e le politiche sociali, indice di civiltà

L’Italia destina alla spesa sociale solo il 2,7% del PIL. In Germania, ad esempio, alla spesa sociale viene destinato l’8,3%. Il fallimento e la crisi dei sistemi che hanno introdotto il mercato nella sanità sono la dimostrazione ulteriore che solo il sistema sanitario pubblico e universalistico può dare risposte al bisogno di salute. La Sinistra l’Arcobaleno propone di adeguare il fondo sanitario nazionale al livello europeo, superare definitivamente i Ticket e le liste di attesa, inserire le cure odontoiatriche nei livelli essenziali del sistema sanitario. La Sinistra l’Arcobaleno propone una legge sulla non autosufficienza finanziando un fondo nazionale per almeno 1,5 miliardi di euro, l’aumento del fondo nazionale per le politiche sociali e l’indicazione di livelli essenziali delle prestazioni per eliminare la divaricazione fra regioni ricche e povere. La Sinistra l’Arcobaleno lancia un piano di asili come cardine della rete dei servizi per le bambine e i bambini. Inoltre La Sinistra L’Arcobaleno propone di abrogare la Fini-Giovanardi sulle droghe, superando in una prospettiva non proibizionista la normativa vigente.

10. La casa è un diritto, non una merce

Dopo un ventennio di politiche di privatizzazione e deregolamentazione del mercato delle locazioni, il costo degli affitti raggiunge oggi il 50% del reddito e anche più e gli sfratti di chi non ce la fa a pagare i canoni sono diventati il 70% del totale. L’Italia spende per la politica sociale della casa un decimo dell’Europa. La Sinistra l’Arcobaleno afferma che non ci possano essere sfratti se non da casa a casa, propone un piano nazionale per l’edilizia sociale a cui destinare 1,5 miliardi di euro, che porti l’Italia al livello europeo, modificare la legge 431/98, abolendo il canale libero. Vogliamo costituire un fondo a sostegno della ricontrattazione dei mutui di chi ha acquistato la prima casa e rischia di perdere l’alloggio ed eliminare l’ICI sulla prima casa non di lusso per i redditi medio-bassi.

11. Convivenza, inclusione, cittadinanza

Gli immigrati in Italia sono quasi 4 milioni, incidono per il 6,1% sul PIL, pagano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse. Sono lavoratrici e lavoratori indispensabili per la nostra società, ma sono esclusi dall’accesso a molti diritti. La normativa attuale impedisce l’ingresso legale nel nostro Paese, creando clandestinità e sottoponendo donne e uomini migranti ad una condizione di sfruttamento e precarietà estrema. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene indispensabile l’abolizione della legge Bossi-Fini, e l’approvazione di una nuova normativa che introduca l’ingresso per ricerca di lavoro, meccanismi di regolarizzazione permanente, il diritto di voto alle elezioni amministrative, la chiusura dei CPT, una legge sulla cittadinanza sulla base del principio dello jus soli.

12. Istruzione, formazione, università e ricerca: le vere risorse per il futuro

Gli iscritti e le iscritte alla scuola italiana di ogni ordine e grado sono 7.742.294, le risorse destinate all’istruzione e la formazione sono pari al 3,5% del PIL e non aumentano da molti anni. Nel nostro Paese gli investimenti in università e ricerca rappresentano l’1,1% del PIL contro l’1,87% dell’Europa a 25, il 2,7% degli USA, il 3,15% del Giappone. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene la laicità della scuola pubblica fondamentale a partire dal rispetto rigoroso del principio che le scuole private sono libere, ma senza oneri a carico dello Stato. La Sinistra l’Arcobaleno propone la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’estensione del tempo pieno e prolungato, l’innalzamento dell’obbligo scolastico da fare nella scuola e da portare progressivamente a 18 anni; la valorizzazione del ruolo dell’insegnante come intellettuale educatore. La Sinistra l’Arcobaleno propone di aumentare l’investimento pubblico in alta formazione e ricerca, nel corso della prossima legislatura, per raggiungere la media dei paesi OCSE; di rinnovare il sistema università e ricerca, anche con il reclutamento di 3000 giovani ricercatori l’anno per i prossimi 5 anni; di estendere il diritto allo studio elevando a 20.000 euro il limite di reddito per aver diritto alla borsa di studio.

13. Tagliare i privilegi, difendere la democrazia

La questione dei costi della politica non può essere separata dalla condizione generale del Paese: crescono le diseguaglianze e crescono i privilegi. E crescono anche gli intrecci tra affari e politica a partire dalle regioni meridionali ma non solo. La Sinistra l’Arcobaleno propone la riduzione del numero di parlamentari e di consiglieri regionali. La retribuzione dei parlamentari italiani non deve essere superiore alla retribuzione media dei parlamentari degli altri Paesi europei. È necessaria una legge che sottragga ai partiti le nomine, nella Sanità come negli altri settori pubblici, che stabilisca criteri che le Amministrazioni devono rispettare per garantire l’interesse pubblico e i principi del merito.

14. Una informazione libera, pluralista, democratica

L’Italia in questi anni è stata messa più volte sotto accusa dall’Unione Europea per carenza di pluralismo nell’informazione. Secondo l’ultimo rapporto USA sulla libertà di stampa, il nostro Paese occupa il 61° posto. La Sinistra l’Arcobaleno propone l’abrogazione della “Legge Gasparri” e l’approvazione di una vera legge di sistema che imponga tetti antitrust e impedisca posizioni dominanti nelle comunicazioni e nell’industria culturale. È assolutamente indispensabile approvare una vera legge sul conflitto di interessi.

Convocazione assemblea regionale network giovani -- 15 marzo 15.30

Car* compagn*,

è convocata per sabato 15 Marzo alle ore 15.30 al Progresso, l' assemblea regionale del network giovani. Sarà un' occasione per conoscerci ma anche per mettere in connessione le varie esperienze territoriali e soprattutto per costruire insieme il percorso di questo nuovo soggetto che dovrà essere capace di riscrivere a fondo le forme ed il lessico della politica. Per farlo è necessario che fin dai primi momenti della sua costruzione siano inclusi tutti i soggetti, singoli e collettivi, che stanno dentro a questo cammino e con cui sui territori abbiamo costruito e costruiamo percorsi ed iniziative. Vi prego quindi di invitare tutti coloro che riterrete opportuno per poter dar vita ad una discussione ampia e reale.

Un abbraccio
Alessandro Francesconi.

lunedì 10 marzo 2008

Post provvisorio

Il blog è palesemente nella fase denominata "work in progress".

Presto sarà riempito di contenuti, iniziative e riflessioni.

Nel frattempo, invitiamo tutti coloro che volessero partecipare a contattarci via email (vedi profilo), oppure a visitare il nostro gruppo di discussione: www.googlegroups.com/group/networkgiovanipisa