lunedì 24 novembre 2008

Ricostruire la Sinistra a partire dai confliti sociali

Martedì 25 Novembre ore 21.30

Università della Terza Età

Pontedera (PI)

Assemblea Pubblica per la presentazione di

"Bellaciao - Associazione per la Sinistra"

Mauro Faticanti

Segretario regionale FIOM CGIL

Giovanni Campolo

Studente universitario - Network Giovani Pisa

Un Firmatario dell'Appello nazionale dei 100 "Per la sinistra"


Siamo donne e uomini di generazioni, esperienze e provenienze diverse. Ci accomuna la preoccupazione per la possibile scomparsa della cultura e della politica della Sinistra nel nostro Paese e la convinzione che, senza un suo rinnovamento, la sinistra rischia comunque di rimanere frantumata, dispersa, poco influente.

Sentiamo il bisogno di una Sinistra popolare, forte, unita, con un progetto consapevole di una società diversa, con lo sguardo rivolto al futuro. Tanto più oggi, mentre riparte un movimento di giovani, genitori e docenti in difesa dell'Università e della scuola pubblica; sale la richiesta di uno sciopero generale perché non siano i lavoratori a pagare il costo della crisi economica; cresce la preoccupazione per il diffondersi di idee razziste e di nuove discriminazioni alimentate anche dal governo della destra; si rafforza la consapevolezza della necessità di impegnarsi per l'ambiente e i beni comuni.

Siamo convinti che una Sinistra rinnovata possa ripartire non per decisione dei gruppi dirigenti nazionali – come si è cercato di fare con la Sinistra Arcobaleno – ma dall'iniziativa diretta dei singoli e dei territori. Per questo abbiamo deciso anche a Pontedera, come ormai in molte altre realtà, di costituire un'associazione culturale e politica per la sinistra

L'associazione Bella ciao - Associazione per la Sinistra si ispira ai valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, considerandosi parte della storia della sinistra plurale e dell'esperienza del movimento contro la disastrosa globalizzazione neo-capitalista; nella convinzione che, per opporsi alle inedite forme di sfruttamento del lavoro e di distruzione delle risorse del pianeta da parte del capitalismo liberista, abbiamo bisogno di parole e di pratiche nuove.

L'associazione avrà anche lo scopo di offrire un luogo fisico – una "casa comune"– in cui trovi spazio chiunque agisca per scopi di solidarietà sociale – singoli, gruppi informali, aggregazioni giovanili.

L'associazione si rapporterà con i movimenti e i partiti della Sinistra riconoscendone il ruolo e mantenendo la propria piena autonomia, secondo i principi del pluralismo e dell'adesione individuale di tutte e tutti coloro che ne condividono le finalità.

Chiediamo a tutte e tutti coloro che condividono le nostre idee di aderire all'associazione, di partecipare all'assemblea, di contribuire attivamente fin dall'inizio del nostro percorso.

mercoledì 19 novembre 2008

Le spine senza le rose

Nella bottega della gioia ci sta un prestigiatore. Basso che fa anche un po' il buffone, e ride e ride e ride. Il prestigiatore della gioia sorride e ti fa un trucco. E dove non c'era niente appare una rosa, e tu il trucco non lo vedi ma ci credi. Ché la rosa è senza spine, e il trucco - dici - è tutto lì.
Ora io mi chiedo, e chiedo a te, ma le spine dove stanno?
Già.
La rosa senza spine e le spine senza rose.
Mah.
Mi prende la perplessità. Insomma, voglio dire: bisogna controllare, tante volte uno sulle spine ci cascasse. Sai che male? Alla fine mi son messo a cercare, ché dal dubbio non dormivo. Finché una sera, furtivo, aggiro il prestigiatore e quatto quatto nel retro m'infilo.
Stupore!
Delle spine non c'è traccia.
Ohibò, penso, e Alla faccia!
questo è proprio uno stregone,
altro che prestigiatore!
Così però mi prende il timore che lo stregone m'abbia visto coi poteri, gli occhi dietro la testa o quelli di un topo amico tra le pieghe del tendone. Vabbe', mi dico, tanto fuori fanno festa e il danno è fatto: tanto vale pedalare, continuare a rischiare, indagare, spiare e magari riuscire a copiare 'sta magia della rosa senza spine.
È tutto un caos di pozioni e flaconi, fusti e bidoni, casse e cassoni. Ma spine niente. Non una in terra, dietro un fiasco, su di un alambicco, nel pestello. Né però trovo le rose. Magari un petaluzzo, una fogliolina, stami, pollini o boccioli. Niente.
Ma allora ditelo no? è un prodigio! non c'è trucco e non c'è inganno! Signore e signori, lui dal nulla crea le rose senza spine! Due dosi d'ingredienti et voilà, una rosa apparirà.
Ma che usa che usa che userà mai questo stregone? E mi metto lì a rovistare tra i volumi, ci saranno pagine di incantesimi, ricette di magia, apritisesami e abracadabre. Trovo elisir di gioia e fiaschette di godimento, mantelli dello splendore e stoffa delle tasche piene, c'è il minimarket delle meraviglie - per chi se le può permettere, beninteso.
Ma io voglio gl'ingredienti!
Eccola lì, la cassa di ferro vellultato con scritto INGREDIENTI spalancata davanti ai miei occhi mentre lui è fuori a fare i suoi prodigi e intascar quattrini. Piena di barattoli, con le componenti base della magia davanti a me. Li tiro fuori uno dopo l'altro, incredulo, sempre più stupito.
Ecco, il primo, un fluido rosso vivo. L'etichetta dice:
dolore di coppia separata dal lavoro inseguito
E poi nel secondo, a grana fine, polvere di contratto, biancastra e fragile.
Il terzo è grosso e pesante, sembra petrolio ma vibra come un fischietto. Leggo:
distillato di paura nel buio urbano desolato
Col cuore in gola continuo, un barattolo che ronza e fischia e trema sembra vuoto, l'apro. È eco di grida domestiche. Ho i brividi al cuore.
Ci sono fumi di speranze infrante. Nella scatola di legno trovo cuore di mamma, a pezzettini. Ecco brandelli del morto bianco. Stillicidio del degente. Succo di cervello in cattività. Raccolti su uno schermo trovo gli occhi di bambina incantata. E questa lunga striscia, che non capisco che sia... sessanta centimetri di vita.
Ceneri d'accampamento.
Ultima esalazione di pensionato strozzato.
Vapori di risparmi.
Essenza di affetti stroncati.

Eccoli gli ingredienti della gioia dello stregone.
Quante spine per un trucco da prestigiatore.

lunedì 10 novembre 2008

"alla festa della guerra non vogliamo partecipare"


POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO
FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE
IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA
PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO.
QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA
CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA
(dal Monumento ai Caduti presso Tolentino (MC)
distrutto dal regime fascista nel 1922)


Con queste parole nel maggio del 1915 i socialisti italiani dichiaravano la propria contrarietà all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
Oggi il ministro della difesa, Ignazio La Russa, vuole riabilitare la memoria storica di quella guerra tornando a celebrare in occasione del 4 novembre i 90 anni della vittoria italiana contro l’Austria.
C’è forse qualcosa della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale di cui andare orgogliosi? Nel conflitto sono morti 650 mila uomini delle campagne e delle città di tutta Italia, e assieme a loro altri 10 milioni di giovani soldati di tutta Europa. Altrettanti furono i feriti, metà rimasero mutilati e invalidi. A questi si aggiungono 9 milioni di vittime civili, oltre mezzo milione in Italia.

Vittime delle grandi potenze, disposte a sacrificare milioni di persone per affermare le proprie ambizioni.
Vittime di quell’ideologia nazionalista che vedeva nella guerra uno strumento per soffocare le aspirazioni democratiche delle classi subalterne.

La prima guerra mondiale fu un affare. Le commesse di guerra fruttarono profitti così scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma. E fu proprio il regime fascista a istituire il 4 novembre come festa che celebrava la vittoria sul defunto Impero Austro-Ungarico.

È questa l’idea di nazione che i militari italiani devono andare a insegnare nelle scuole? è per questa idea di nazione che oggi, mentre si tagliano i fondi alla scuola, si spendono sei milioni di euro per celebrare quella “vittoria”?
Vorremmo piuttosto che il 4 novembre più che un giorno di gloria, una parata d’orgoglio militarista, fosse un giorno di riflessione, un’occasione per riaffermare il nostro NO a tutte le guerre.

(Otto Dix, acquaforte dal ciclo Guerra)

"Maestà

inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi , che è glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che è tempo li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria
abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria è la nostra casa, è la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perché? per un vostro ambizioso spudorato capriccio."

(lettera di un soldato dal fronte)