lunedì 10 novembre 2008

"alla festa della guerra non vogliamo partecipare"


POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO
FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE
IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA
PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO.
QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA
CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA
(dal Monumento ai Caduti presso Tolentino (MC)
distrutto dal regime fascista nel 1922)


Con queste parole nel maggio del 1915 i socialisti italiani dichiaravano la propria contrarietà all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
Oggi il ministro della difesa, Ignazio La Russa, vuole riabilitare la memoria storica di quella guerra tornando a celebrare in occasione del 4 novembre i 90 anni della vittoria italiana contro l’Austria.
C’è forse qualcosa della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale di cui andare orgogliosi? Nel conflitto sono morti 650 mila uomini delle campagne e delle città di tutta Italia, e assieme a loro altri 10 milioni di giovani soldati di tutta Europa. Altrettanti furono i feriti, metà rimasero mutilati e invalidi. A questi si aggiungono 9 milioni di vittime civili, oltre mezzo milione in Italia.

Vittime delle grandi potenze, disposte a sacrificare milioni di persone per affermare le proprie ambizioni.
Vittime di quell’ideologia nazionalista che vedeva nella guerra uno strumento per soffocare le aspirazioni democratiche delle classi subalterne.

La prima guerra mondiale fu un affare. Le commesse di guerra fruttarono profitti così scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma. E fu proprio il regime fascista a istituire il 4 novembre come festa che celebrava la vittoria sul defunto Impero Austro-Ungarico.

È questa l’idea di nazione che i militari italiani devono andare a insegnare nelle scuole? è per questa idea di nazione che oggi, mentre si tagliano i fondi alla scuola, si spendono sei milioni di euro per celebrare quella “vittoria”?
Vorremmo piuttosto che il 4 novembre più che un giorno di gloria, una parata d’orgoglio militarista, fosse un giorno di riflessione, un’occasione per riaffermare il nostro NO a tutte le guerre.

(Otto Dix, acquaforte dal ciclo Guerra)

"Maestà

inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi , che è glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che è tempo li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria
abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria è la nostra casa, è la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perché? per un vostro ambizioso spudorato capriccio."

(lettera di un soldato dal fronte)

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