giovedì 23 aprile 2009

Un bilancio diplomatico?

Il convegno Erùderi, svoltosi il 22 aprile presso la Domus Mazziniana, è stato un importante momento di discussione ed elaborazione dei contenuti politici, culturali e tecnici della recente stagione di mobilitazione universitaria, dell'onda.
La partecipazione è stata naturalmente ristretta, in ragione del lavoro di studio ed elaborazione dei temi proposti - lavoro che ha richiesto moltissimo tempo a noi che l'abbiamo organizzato e a tutt_ coloro che ci hanno raggiunto lungo il percorso. Duole notare la scarsissima partecipazione degli esponenti di primo piano dell'Onda stessa, che nelle loro varie collocazioni politiche sono certo comprensibilmente impegnati e assorbiti dal momento elettorale.
Lo sforzo di metodo ha certamente premiato la qualità dell'incontro, consentendo ai e alle discussant di sviluppare e argomentare critiche assai costruttive e stimolando la formulazione di proposte pratiche mentre, contemporaneamente, si ponevano dei cunei entro la retorica politica di una certa sinistra sconfitta e si sollevavano interrogativi fondati capaci di riportare alla discussione e ripoliticizzare temi tabù come il "collo di bottiglia" o il rapporto tra valutazione e merito.
Lo svolgimento ci conferma la centralità del testo di Paolo Viola, Oligarchie, ma in un senso che non è solo analitico o metodologico. Se infatti il problema dell'autonomia dei saperi accademici e delle relazioni di potere - politiche e personali - va trattato inevitabilmente nella sua storicità, nella relazione con gli altri poteri, con il contesto locale e quello nazionale, nelle traiettorie degli individui che le tessono, c'è però in questo libro una sottile e pervasiva sensibilità emotiva che ricrea l'università come luogo dei vissuti personali, come destinataria di un legame affettivo verso un bene comune che non è "bene" nel senso corrente di oggetto, di merce, ma che lo è nel senso etico, in una sorta di empatia che trasferisce su chi la vive le sofferenze e le gioie di ciascuna università.
E' di questa pasta che è fatto il filo rosso che lega un'opera postuma a una generazione di ventenni, attraverso quei settantenni e quei quarantenni che rispecchiano momenti diversi e diversamente im/potenti del percorso accademico. A riprova di ciò è il tono degli scontri, avvenuti con la posatezza della riflessione e la durezza di una critica che è consapevole - in chi la muove e in chi l'accoglie - dei diversi linguaggi e delle diverse prospettive di vita e di visione tra generazioni.
Tutti i materiali, resi disponibili online nel corso del mese di aprile e completati dalle relazioni e discussioni ancora mancanti, saranno integrati nelle prossime settimane dalle sbobinature degli interventi non scritti, delle repliche e del dibattito. Ci auguriamo, nei prossimi mesi, di potere pubblicare gli atti online (con gli aggiornamenti e le rettifiche del caso).


P.S.: Ci è stata fregata una copia di "L'università senza condizioni". In effetti, siamo particolarmente felici del fatto che i libri siano tornati oggetto di culto e di furto. Però magari questo Robin Hood potrebbe anche prendere di mira Feltrinelli, non la nostra banda di sfigati. Grazie.

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